LE TRADUZIONI

Un modo di aumentare notevolmente il pubblico a cui ci si può rivolgere è tradurre il proprio manoscritto in una lingua diversa dall’italiano (quasi sempre si pensa all’inglese in quanto lingua universale e con un mercato dei libri auto-pubblicati notevolmente evoluto e capillare).

Come si traduce un libro in una lingua diversa dall’italiano? In prima istanza, chiunque potrebbe rispondere una delle seguenti opzioni:

  • Facendo da sé
  • Pagando un traduttore professionista
  • Utilizzando traduttori automatici

 

Vediamo nel dettaglio quale è, a mio avviso, la migliore.

Partiamo dal presupposto fondamentale:

 

La traduzione si adatta meglio a manuali tecnici o saggi rispetto a libri di narrativa.

 

Ciò è vero per qualunque opzione si scelga e deriva essenzialmente dal fatto che un libro di narrativa possiede delle sfumature difficili da rendere in una lingua diversa dall’originale, a patto di non pagare un professionista, il che è, quasi sempre, al di fuori della convenienza economica di una persona che decide di auto-pubblicarsi.

 

I traduttori automatici potrebbero essere la soluzione ottimale, a patto di tenere in considerazione i seguenti passi fondamentali:

  • Scegliere il traduttore automatico “giusto”
  • Conoscere i refusi principali
  • Controllare il risultato finale per correggere i refusi.

 

Il traduttore automatico “giusto”, almeno a mio parere personale, è Deepl nella versione a pagamento.

Rispetto al più rinomato Google Translate, la percentuale di errori è nettamente minore e quindi il controllo dei refusi avviene in modo più semplice.

Con la versione a pagamento di Deepl si possono tradurre un certo numero di documenti in un mese e, in seguito, si può disdire l’abbonamento.

In fin dei conti, si tratta di pagare 25€ per 20 file, una media di 1,25€ a file, facilmente ripagabile con le vendite del manoscritto tradotto.

A ciò però si deve aggiungere il tempo necessario per correggere i refusi.

Quali sono i refusi principali di un traduttore automatico (anche di Deepl, sebbene in rapporto molto minore rispetto a Google Translate)?

  • La stragrande maggioranza degli errori deriva dal fatto che la lingua italiana prevede il soggetto sottointeso mentre quella inglese (ma anche francese e spagnola!) non lo accetta. In mancanza di dati oggettivi (ad esempio un indizio nella frase che faccia propendere per il genere del soggetto), il traduttore automatico sceglie il maschile.
  • Un’altra grande categoria di errori (solo per la lingua inglese) deriva dal genere dei possessivi. Suo / sua in italiano si coniugano con l’oggetto (la sua borsa, anche se appartiene ad un uomo), mentre in inglese lo fanno con il soggetto (his bag se la proprietà è di un uomo, her bag se di una donna).
  • Parole con doppio significato in italiano. Potremmo trovarci con la traduzione della parola “tempo” in “weather” che in inglese è riferito al tempo meteorologico, ma noi volevamo intendere il tempo cronologico.
  • Nomi propri. A volte il traduttore traduce i nomi propri, mentre altre volte no.
  • Titoli: fare sempre attenzione alla traduzione di titoli di capitoli, paragrafi, intestazioni eccetera.

 

Come detto, nonostante Deepl faccia meno errori rispetto a Google Translate, non è possibile evitare di fare un controllo finale e ciò vuol dire avere padronanza della lingua in cui si traduce il testo.

È un dispendio di ore abbastanza notevole, specie per un’opera letteraria, mentre per uno scritto tecnico il tutto è più scorrevole, sia perché il linguaggio tecnico è più asciutto e informale, sia perché i traduttori automatici si trovano “bene” con scritti simili.

 

Un’ultima considerazione circa i titoli dei libri in inglese.

In italiano, la lettera maiuscola è solo la prima (oltre a quelle di nomi propri).

Ad esempio, noi scriviamo “Il nome della rosa”, ma in inglese un titolo del genere non è ammesso.

Un titolo in inglese deve avere le iniziali maiuscole delle seguenti parole:

  • La prima e l’ultima parola.
  • Ogni aggettivo, avverbio, nome, pronome e verbo.
  • Le preposizioni che sono lunghe cinque lettere o più; parti di verbi frasali o la prima parola in una preposizione composta.

Vogliono invece l’iniziale minuscola:

  • Gli articoli
  • Preposizioni e congiunzioni coordinanti composte da meno di cinque lettere.
  • La particella “to” come parte di un infinito.

Così “Il nome della rosa” diventa “The Name of the Rose”.