SABINA PEROSI

BIOGRAFIA

Dopo essermi laureata in lingue orientali a Venezia, mi sono trasferita a Dubai dove ho lavorato come hotel manager in un albergo di lusso fino al 2020, quando ho perso il lavoro a causa dello scoppio della pandemia e sono dovuta rimpatriare. Ora vivo a Madrid con la mia compagna. Tanti anni in una gabbia dorata mi hanno spinta a scrivere questo libro. In primo luogo, il dover nascondere la mia identità sessuale a lungo per non compromettere la mia sicurezza, l’essere una criminale innocente in un Paese che non mi accettava in quanto bisessuale; il non valere nulla per la società in quanto donna. In secondo luogo, ho avuto modo di osservare impotente le ingiustizie e le condizioni degradanti di molti lavoratori immigrati e raccogliere testimonianze dirette di persone sopravvissute al carcere.

 

LIBRI E SINOSSI

“Il miraggio di Zarathustra” è edito da Robin Edizioni.

A Dubai vige, ancora ai giorni nostri, la Sharia: pertanto Loú, la ragazza italiana protagonista del romanzo, è rinchiusa nel carcere femminile di Fidah da cinque mesi, condannata per omosessualità. Vive nelle condizioni fisiche e psicologiche piú degradanti, condivide la cella con altre sessanta detenute, con pochissimo cibo e acqua a disposizione. Viene torturata e picchiata: elettroshock, sodomizzazione con pali di legno, scarafaggi che le scorrono lungo il corpo sono il suo pane quotidiano. Loú diventa sempre piú debole, il suo equilibrio psichico inizia a vacillare tant’è che pian piano non riesce piú a distinguere la realtà dall’incubo. In un contesto così disumanizzante, Loú non trova alcun supporto dalle compagne di cella, tutte ridotte allo spettro delle donne che erano, finché non conosce Amihan. Amihan è una donna filippina in dolce attesa condannata per fornicazione. Per alleviare le loro pene decide di raccontare la propria storia a Loú. Amihan è cresciuta in un contesto di totale povertà, scappa dal proprio villaggio e si ritrova a prostituirsi per le strade di Manila, fintanto che un cliente non le offre la possibilità di aiutarla a emigrare negli Emirati Arabi per lavorare come collaboratrice domestica. Amihan accetta entusiasta, ma la vita nel nuovo Paese si rivela una prigione: viene picchiata, distrutta psicologicamente e violentata dal datore di lavoro. Tuttavia, non ha la possibilità di rientrare nelle Filippine: il passaporto le è stato ritirato e non può espatriare senza il suo permesso. Amihan crede di aver trovato una via di fuga quando scopre di essere incinta in seguito allo stupro: decide pertanto di denunciare il padrone di casa alla polizia. Per la legislazione islamica, tuttavia, essere vittima di uno stupro è un reato e la ragazza viene condannata per fornicazione. A causa delle condizioni degradanti del carcere Amihan perde il bambino e successivamente si toglie la vita.

Noor, una detenuta di origine bengalese naturalizzata britannica, dopo la morte di Amihan si avvicina a Loú per dare un nuovo scopo alla ragazza: fra loro tutte è colei che deve sopravvivere per poter denunciare al mondo intero gli abusi che avvengono nelle carceri degli Emirati Arabi, così come deve raccontare le ingiustizie derivanti dalla Sharia. Anche Noor decide pertanto di condividere la propria storia con Loú. Noor è nata in Bangladesh ma è stata adottata in tenera età da una famiglia inglese e non ha ricordi della sua terra natale. L’unico oggetto che la collega al suo passato è un logoro ritratto di un uomo, il quale probabilmente rappresenta suo padre biologico. In Inghilterra incontra Harshad, ragazzo di origine bengalese, con il quale si sposa, e si trasferiscono a Dubai insieme. Noor vive dunque nel lusso, ma sola: il matrimonio si logora molto rapidamente e Harshad si trasforma in un estraneo senza cuore. Noor conosce successivamente Tom, del quale si innamora a prima vista, e che le apre gli occhi sul lavoro del marito. Harshad, infatti, si occupa di reclutare i muratori dal Bangladesh. Quest’ultimi vengono ingannati, non riceveranno mai il salario promesso, viene loro strappato il passaporto, lavorano dodici ore al giorno con una temperatura di cinquanta gradi esterni, vivono in un compound nel deserto in condizioni disumane. Tom e Noor accedono al compound per portare il cibo ai lavoratori: qui la ragazza conosce l’uomo del ritratto. Noor prega il marito affinché liberi il padre, con l’intenzione di chiedere successivamente il divorzio e trasferirsi con Tom. Harshad, tuttavia, denuncia Noor per adulterio e viene condotta in carcere dove morirà.

Dopo la morte delle sue amiche e a causa delle torture, Loú da segni di squilibrio e ripercorre la sua storia. Narra della sua vita a Dubai fra carriera, feste e confort, ma anche fra solitudine e difficoltà di affermarsi in quanto donna. Incontra una ragazza araba, Malika, figlia di un facoltoso cliente, di cui si innamora. Hanno una relazione segreta grazie anche alla complicità del fratello di lei: il resto della famiglia, infatti, l’avrebbe ripudiata se fossero venuti a conoscenza della loro relazione. Col passare del tempo, tuttavia, Loú desidera vivere la loro storia in totale libertà e programmano di scappare insieme a Parigi. Malika, tuttavia, non ha il coraggio di partire e lasciare la sua vita e famiglia alle spalle e lascia Loú in aeroporto. Loú, distrutta dalla fine della storia d’amore e dal successivo annuncio del matrimonio di Malika, decide di tornare a vivere in Italia. Questo non accade: è stata denunciata con l’accusa di lesbismo e viene arrestata.

Infine, una donna saudita, Farah, comunica a Loú che verrà rilasciata. Farah è condannata per ateismo e ripercorre la sua intera esistenza interamente soggiogata da decisioni maschili, prima dal padre e successivamente dal marito. Racconta di quando era stata una sposa a soli quindici anni con un uomo di sessantacinque, della sua mancanza di libertà, della mutilazione genitale voluta dal coniuge che l’ha portata ad essere sterile e le ha causato una malattia cronica che la sta divorando. Narrerà delle successive mogli che l’hanno affiancata e di come il marito si sia liberato di lei denunciandola per poter avere una quarta sposa, numero massimo di consorti consentite ad un uomo a Dubai.

Loú viene finalmente rilasciata e rientra in Italia, dove abbraccerà i suoi cari. È sopravvissuta e l’obbiettivo della missione è chiaro: si sente come un profeta laico che deve aprire gli occhi al mondo intero. La sorella la definisce “Zarathustra”. Deve condividere tutto ciò che ha vissuto e parlare a nome di tutte le Loú, le Amihan, le Noor e le Farah del mondo. Riuscirà nel suo intento? E soprattutto, il mondo sarà davvero pronto ad ascoltare?

Il manoscritto è composto da sette capitoli, ognuno dei quali inizia con un sogno di Loú: il mondo onirico ed il suo significato si collegano intimamente a ciò che accade all’interno di ogni capitolo.